La Storica Parata dei Turchi
La storia con cui siamo cresciuti, di San Gerardo che fermò i Turchi mentre risalivano con le loro navi il Basento quando era ancora navigabile, non ha mai veramente convinto. Dalle ricerche effettuate emerge una serie di ipotesi storiche e di intrecci culturali di difficile risoluzione. Le incongruenze sono legittime, secondo il nostro punto di vista, in quanto vi è un elemento che impedisce l’individuazione di qualsiasi preciso riferimento storico: la leggenda che aleggia attorno alla Sfilata dei Turchi. È facile intuire che la tradizione popolare abbia ricondotto tale evento alle “feste di maggio” che avevano come finalità quella di cancellare i guai e i peccati dell’inverno, e prevedere e assicurare l’abbondanza, la prosperità per l’estate che subentra. Il coinvolgimento popolare è senza alcun dubbio l’elemento predominante: “ogni 29 maggio dopo l’imbrunire, le strade ed i vicoli sono interessati dal rumore, dagli squilli di trombe, dal rullo dei tamburi, dai timpani, fusti in legno e membrane in pelle, dalla gran cassa e dagli strumenti a fiato. La gente si riversa nelle vie e nelle piazze, balconi gremiti ad ammirare i figuranti; arrivano anche gli organetti per le tarantelle: la pausa è presso il “cirriglio” di Portasalza o nelle cantine dei vicoli….” È la partecipazione dei ceti più emarginati della città, contadini, artigiani che ha dato anima ad una sfilata ricca di inventiva e di fantasia nella quale ogni umile partecipante diventava per un giorno fiero protagonista. “Il ceto contadino entra trionfalmente in città quasi a prenderne possesso, animando con libera fantasia una pantomima, vivendo un giorno di sovranità sia sotto la maschera del Turco – esorcizzazione della condizione di paura – sia sotto la maschera del cavaliere vincitore – esaltazione dell’aspirazione ai ceti più alti e allo stato di libertà sociale” (Don Gerardo Messina nel libro “Acquarelli Lucani” ).
(copyright fotografia basilicataturistica.com)